Biciplan a Udine: un’ occasione persa.

Udine si è recentemente dotata di un biciplan come prevede la normativa, ma non si può certo dire che ci sia stato un deciso passo avanti verso una città più amica della bicicletta.

L’amministrazione comunale ha commissionato il lavoro a un gruppo di architetti di Trieste ma né prima né durante né dopo la stesura del piano ha accettato un serio confronto con le associazioni (la nostra ma non solo) che di bicicletta e mobilità sostenibile si interessano.

Come Abicitudine abbiamo contribuito con numerose osservazioni al piano, come richiesto dall’amministrazione e come previsto peraltro dalla normativa. A queste osservazioni sono state date risposte formali sempre negative (tranne quando si evidenziava che avevano sbagliato il nome delle vie o parte delle schede). Oltre alle osservazioni, elaborate da nostri soci competenti nella materia, abbiamo promosso un coordinamento di associazioni cittadine (Associazione Allergie e Pneumopatie Infantili – ALPI, Circolo “Laura Conti” – Legambiente, Circolo di Udine – Legambiente, Italia Nostra sezione di Udine e Spazio Udine) che hanno aderito ad un documento complessivo sul Biciplan, da noi elaborato, che è stato poi anch’esso trasmesso all’amministrazione comunale ed è stato ripreso dalla stampa locale.

Chiesto un incontro all’amministrazione comunale, non ci è stata data risposta. Siamo stati sentiti dalla commissione Territorio e ambiente solamente perché un consigliere comunale dell’opposizione, Federico Pirone, ha chiesto formalmente l’audizione delle associazioni.

Anche un ultimo tentativo fatto in consiglio comunale di chiedere che una consulta composta dai rappresentanti delle associazioni sia sentita nell’attuazione del piano è stato respinto dalla maggioranza.

Purtroppo il piano, che in consiglio ha ottenuto i soli voti della maggioranza, prevede piste quasi sempre promiscue o zone trenta (che, come è noto, sono estremamente difficili da far rispettare), alcuni tratti non sono stati ritenuti degni di nota (vedi la pista di via Zanon-Cosattini), e mai si è osato mettere in discussione parcheggi o restringimenti della carreggiata veicolare. I nodi fondamentali della viabilità e della mobilità cittadina non sono di fatto stati affrontati.

A Udine probabilmente continueremo ad avere tratti di piste non collegati, attraversamenti di strade solo con strisce pedonali (non ciclo pedonali: quindi con obbligo di scendere dalla bici), percorsi su marciapiedi promiscui o comunque con una segnalazione orizzontale inesistente per cui non si sa mai se c’è effettivamente una pista o solo un marciapiede, incroci semaforizzati con sensori solo per le auto (quindi pedoni e ciclisti saltano il turno se non ci sono macchine in attesa) e piccoli e pericolosi gradini nel passaggio dalla sede stradale alla ciclabile.

Con queste premesse il potenziamento della mobilità dolce e sostenibile non potrà che essere, purtroppo, rinviato in barba a tutte le esigenze di una mobilità in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti e clima alteranti e con una riduzione dei consumi di combustibili fossili che purtroppo continuano ad aggravare lo stato di salute complessivo del pianeta (e dei suoi abitanti).

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